C’è.

C’è uno che ha come suoneria messaggi la sirena di una nave.
Sembra di stare nel porto di Genova, c’è pure questo cielo grigio, c’è pure umido, c’è pure che io salperei se potessi.
I vestiti in una sacca leggera, anche l’abito comprato ieri che non metterò, un cappello che faccia ombra allo sguardo
per non mostrare che, nel salutare questo lembo di terra io, figurati, non piangerei.

C’è quest’aria di autunno, quest’aria immobile carica di aspettative, di odore di foglie, quest’aria che sembra qualcosa debba succedere ma poi non succede nulla davvero, mai.

C’è che devo fare un mare di cose, certificati medici, certificati sportivi, visite, carte, c’è che io non ce la faccio ad essere sempre pronta alla (sua) partenza, via!
Via andrei io. Brutto da dire, ma lo dico a te.

C’è che mi accenderei una sigaretta. Non fumo. Ho provato sai?
Avevo un amico, un amico che adoravo. Dicono che l’amicizia tra uomo e donna non sia possibile. Non sia mai vera. Sincera. C’è invece che per noi è stata possibile. Inevitabile. E comunque lui non fumava ma io ogni tanto al tempo si.
Mi ero comprata un pacchetto di sigarette. L’ho fumato lungo tutto un mese. Ero negata, lo diceva anche lui.
Poi sono rimasta incinta, non di lui ovvio. Di quello di cui ero innamorata. Si dice perduta? Io dico perduta. Non mi ritrovavo più. Mi ha trovata mio figlio.
E così ho smesso qualcosa che non avevo mai iniziato: fumare. E anche l’amore in realtà non era mai iniziato. Di sicuro è finito.
Invece quell’amicizia perfetta dura ancora oggi. Solo che lui non c’è più. Morto. Una serata tra amici e lui, lui se n’è andato.

Non la dimentico quella sera, io. Ma non te ne parlo. Non ne parlo.
E non fumo nemmeno. E’ uno dei miei mai più.

C’è il disonore della resa, l’imbarazzo della bandiera bianca, tutti esaltano la lotta, il combattere, il rialzarsi, io rimarrei volentieri stesa, ciao.
C’è questa maledetta indipendenza. Di testa. Non di cuore. Ma la testa è più forte. E mentre scivolo verso le emozioni, lei mi prende per i capelli.
Mi tira su. Mi tiene sospesa su quel liquido caldo, nero. Io le emozioni me le immagino così. Come un mare di notte.
C’è che non voglio caderci in quel mare.

C’è che.
C’è troppa roba da raccontarti. E io non conosco che poche parole. E in queste poche parole non puoi sistemarci tutto.
Ci sta il necessario. Quel che vedo. Quel che tocco.
Ma quel che sento, quel che sento no.
Ad esempio un vento leggerissimo mi ha appena mosso i capelli. Ho avvertito un’emozione fortissima. Ho chiuso gli occhi per inseguirla. Raggiungerla. Capirla. E poi raccontartela.
Ma nelle parole non riesco a farcela stare, quell’emozione fortissima.
E’ il mio limite. Uno dei tanti. Li conosci tutti. Te ne manca uno.
Ma lo scoprirai quando non sarò tornata. E l’eroe, l’unico eroe resterai tu.